Giardini Logici, in collaborazione con esperti Agronomi, fornisce attività di consulenza in ambito ambientale, studio e progettazione, in particolare per quanto concerne i seguenti campi:
- Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale;
- La valutazione di impatto ambientale di progetto (VIA);
- La valutazione ambientale strategica di piani e progetti (VAS);
- La valutazione paesaggistica di piani e progetti;
- La ricomposizione ambientale di siti degradati;
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Le più generali questioni ambientale che permettano di supportare e seguire progetti sia per il settore pubblico che privato
1. Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)
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Quando viene utilizzata:
La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) viene utilizzata per i progetti che possono avere un impatto significativo sull'ambiente. Secondo la legislazione europea (direttiva 2011/92/UE e sue modifiche), è obbligatoria per una serie di progetti specifici, come grandi infrastrutture (autostrade, aeroporti, impianti industriali), impianti di produzione di energia, impianti di gestione rifiuti, ecc.
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Perché viene utilizzata:
La VIA serve per valutare gli effetti diretti e indiretti di un progetto sull'ambiente (aria, acqua, suolo, biodiversità, ecc.), in modo da evitare o ridurre al minimo i danni ecologici. La relazione che ne risulta fornisce una valutazione preventiva e fornisce le basi per l’autorizzazione del progetto. Le misure di mitigazione degli impatti ambientali vengono identificate in questa fase per assicurarsi che i progetti siano realizzati in modo sostenibile.
2. Valutazione Ambientale Strategica (VAS)
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Quando viene utilizzata:
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) viene applicata ai piani e programmi che potrebbero avere effetti significativi sull’ambiente. Ad esempio, viene utilizzata per piani urbanistici, piani di sviluppo territoriale, piani regionali o nazionali (es. piani di trasporto o di uso del suolo).
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Perché viene utilizzata:
La VAS è un processo che aiuta a integrare gli aspetti ambientali nelle fasi di progettazione dei piani e programmi, prima che vengano realizzati. L'obiettivo è garantire che l'ambiente venga considerato fin dall'inizio nella pianificazione e che le decisioni siano basate su una valutazione degli effetti ambientali potenziali. La VAS aiuta anche a sviluppare misure di mitigazione per gli impatti negativi e a garantire la sostenibilità delle politiche a lungo termine.
3. Relazione Paesaggistica
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Quando viene utilizzata:
La Relazione Paesaggistica è richiesta nei progetti che potrebbero alterare il paesaggio (inclusi quelli relativi a modifiche significative del territorio, come la costruzione di edifici, infrastrutture, o altre opere). È obbligatoria anche per le attività che impattano su aree soggette a tutela paesaggistica, come parchi naturali, zone vincolate o di valore storico-artistico.
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Perché viene utilizzata:
La Relazione Paesaggistica è utilizzata per analizzare gli impatti visivi e estetici di un progetto sul paesaggio, con l’obiettivo di preservare e migliorare le caratteristiche paesaggistiche e il valore estetico dei luoghi. È uno strumento che cerca di coniugare lo sviluppo con la tutela del paesaggio, in modo che le opere non deturpino l'ambiente naturale e culturale. Le normative italiane ed europee pongono molta attenzione alla protezione del paesaggio come patrimonio da tutelare.
4. Vinca (Valutazione di Incidenza Ambientale) è un'analisi specifica richiesta per valutare se un progetto possa avere effetti significativi su un sito di Natura 2000, ovvero su un'area protetta per la biodiversità e la conservazione della natura nell'Unione Europea. Questi siti sono tutelati dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE) e dalla Direttiva Uccelli (2009/147/CE), che mirano a preservare habitat naturali e specie minacciate.
Quando viene richiesta la VINCA?
La VINCA è necessaria per i progetti che:
- Si trovano in o vicino a un sito di Natura 2000 (siti di interesse comunitario, SIC, o zone di protezione speciale, ZPS).
- Possono avere effetti diretti o indiretti significativi su tali aree, come nel caso di costruzione di infrastrutture (strade, ferrovie, impianti industriali, ecc.) o attività che possano alterare gli habitat o le specie protette.
Perché viene richiesta la VINCA?
Viene richiesta per garantire che i progetti non compromettano l'integrità ecologica dei siti Natura 2000. L’obiettivo è proteggere la biodiversità e rispettare gli obblighi dell'Unione Europea in materia di conservazione naturale. Se un progetto rischia di avere impatti negativi significativi, è necessario adottare misure di mitigazione o, in alcuni casi, modificare il progetto. La VINCA aiuta a prevenire danni alle specie e agli habitat protetti, assicurando che lo sviluppo avvenga in modo sostenibile, compatibile con la conservazione della natura.
5. La ricomposizione ambientale di un sito di progetto è un processo che ha l'obiettivo di restaurare, riqualificare o riabilitare un'area che è stata alterata o degradata da interventi umani, come la costruzione di infrastrutture, attività industriali, estrazioni minerarie, discariche o altre opere che impattano sull'ambiente naturale e paesaggistico.
La ricomposizione ambientale non è semplicemente una fase conclusiva di un progetto, ma un insieme di interventi progettuali e operativi che vanno a mitigare, compensare e ripristinare gli effetti negativi causati da un progetto o da attività precedenti, con l'intento di migliorare la qualità ecologica e paesaggistica di un'area.
Obiettivi della ricomposizione ambientale
- Ripristino ecologico: recuperare e migliorare la biodiversità e gli habitat naturali che sono stati danneggiati, cercando di riportare l'ecosistema ad un equilibrio ecologico pre-esistente o, se non possibile, a una nuova condizione equilibrata.
- Mitigazione degli impatti: ridurre e compensare gli impatti negativi causati dal progetto sull'ambiente. Ad esempio, in caso di costruzione di una strada in un'area naturale, si possono creare nuove aree verdi, piantare alberi, creare passaggi per la fauna per mantenere la connettività ecologica.
- Riqualificazione paesaggistica: migliorare l'aspetto estetico e paesaggistico di un sito, in modo che rispetti le caratteristiche naturalistiche e culturali del territorio circostante.
- Restaurazione dei suoli: nel caso di siti contaminati (ad esempio, da attività industriali), la ricomposizione può comportare la bonifica e la rigenerazione del suolo, attraverso tecniche di depurazione o il recupero della fertilità del terreno.
- Miglioramento della qualità dell'ambiente: oltre alla componente ecologica, si punta a migliorare anche la qualità dell'aria, dell'acqua e del suolo.
Quando viene richiesta la ricomposizione ambientale?
La ricomposizione ambientale è una parte integrante di progetti di sviluppo o di interventi che comportano modifiche significative all'ambiente, soprattutto quando:
- Il progetto ha impatti diretti su ecosistemi sensibili (come la costruzione di infrastrutture in aree naturali protette, la modifica di fiumi o laghi, l'alterazione di habitat faunistici e floristici).
- Il sito è stato precedentemente degradato da altre attività (come miniere, ex impianti industriali, discariche).
- Le normative ambientali richiedono misure compensative o correttive per ridurre gli impatti ecologici del progetto. Ad esempio, la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) può prescrivere misure di ricomposizione per ridurre gli impatti su habitat protetti.
- Interventi in aree di valore ecologico: come i siti Natura 2000, Aree Protette (Parchi naturali, riserve naturali), o Siti di Interesse Comunitario (SIC).
Fasi della ricomposizione ambientale
1. Valutazione iniziale: Si inizia con una valutazione dell'area e degli impatti del progetto sull'ambiente. Questa fase prevede un'analisi delle condizioni ecologiche, paesaggistiche e ambientali del sito e delle sue criticità.
2. Pianificazione e progettazione: Dopo aver analizzato gli impatti, si pianificano e progettano gli interventi di ricomposizione, che possono includere il ripristino della vegetazione, la bonifica dei suoli, la creazione di habitat (ad esempio, stagni, boschetti, zone umide), il rafforzamento della biodiversità e la protezione delle specie vulnerabili.
3. Implementazione: Vengono realizzati gli interventi fisici sul sito, come la piantumazione di specie vegetali autoctone, la creazione di barriere verdi, la gestione delle acque (per evitare erosione o inquinamento), e altre operazioni necessarie per ripristinare l'ecosistema.
4. Monitoraggio: Una volta completati gli interventi, il sito viene monitorato nel tempo per verificare l'efficacia delle misure adottate e per garantire che il sito stia evolvendo verso una condizione ecologica equilibrata. Il monitoraggio può riguardare la qualità dell'aria, dell'acqua, la biodiversità, e altre variabili ambientali.
5. Manutenzione: In alcuni casi, è necessario effettuare una manutenzione continua degli interventi di ricomposizione, per mantenere gli habitat ripristinati e monitorare i progressi.
Esempi di interventi di ricomposizione ambientale
- Ripristino di habitat naturali: Ripristino di habitat forestali, palustri o ripariali, ad esempio con il rimboschimento di aree deforestate o la creazione di zone umide per la fauna acquatica.
- Rimodellamento del terreno: Creazione di scarpate, dighe naturali o terrapieni per impedire l'erosione, restituendo al sito una morfologia più naturale.
- Bonifica del suolo: Trattamento di suoli contaminati da attività industriali o agricole, utilizzando tecniche come la fitodepurazione (utilizzo di piante per rimuovere sostanze contaminanti), l'inertizzazione o l'espianto dei suoli contaminati.
- Creazione di corridoi ecologici: Costruzione di percorsi o aree verdi che permettano il passaggio sicuro della fauna (ad esempio, tunnel per animali sotto le strade) e il mantenimento della biodiversità.
- Recupero della vegetazione autoctona: Sostituzione delle specie invasive con piante autoctone per favorire la biodiversità locale e il ripristino degli ecosistemi naturali.
Normative che regolano la ricomposizione ambientale
La ricomposizione ambientale è spesso prescritta dalle normative ambientali, come ad esempio:
- Legislazione sulla protezione della natura: Direttiva europea Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE) che impongono il rispetto della biodiversità e dei siti Natura 2000.
- Direttiva VIA (2011/92/UE) e VAS (2001/42/CE): che richiedono la considerazione degli impatti ambientali e la predisposizione di misure di mitigazione.
- Normative nazionali e regionali: Le leggi locali che disciplinano la gestione del paesaggio, delle risorse naturali e della qualità ambientale. In Italia, la Legge n. 394/1991 sui parchi e le aree protette e il Codice dell'Ambiente (D.Lgs. 152/2006) regolano questi processi.
Perché è importante la ricomposizione ambientale?
- Sostenibilità: Garantisce che lo sviluppo e le attività industriali siano compatibili con la conservazione degli ecosistemi naturali e la qualità del paesaggio.
- Protezione della biodiversità: Aiuta a prevenire la perdita di specie e habitat naturali, contribuendo alla conservazione della biodiversità.
- Mitigazione dei cambiamenti climatici: Interventi di ricomposizione, come il rimboschimento, contribuiscono al sequestro del carbonio e al miglioramento della qualità dell'aria e dell’acqua.
- Miglioramento della qualità della vita: Ripristinare la bellezza paesaggistica di un'area e migliorarne l'accesso per la fruizione pubblica (parchi, riserve naturali) ha benefici anche a livello sociale e psicologico.
Conclusioni
La ricomposizione ambientale è un processo cruciale che permette di restaurare la funzionalità ecologica e paesaggistica di un'area compromessa da attività umane, garantendo la protezione della biodiversità, la qualità del suolo e delle acque, e il rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Attraverso la pianificazione e la realizzazione di interventi mirati, la ricomposizione ambientale contribuisce a mitigare gli impatti ambientali e a favorire un equilibrio tra sviluppo e conservazione
6. Principio DNSH (Do No Significant Harm)
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Quando viene utilizzato:
Il principio Do No Significant Harm è utilizzato in vari contesti, in particolare nel quadro della Green Deal europeo e delle politiche di finanziamento sostenibile. Ad esempio, è centrale nel Regolamento europeo sulla Tassonomia per le attività economiche sostenibili (Reg. (UE) 2020/852). Il principio DNSH viene applicato per garantire che le attività economiche, anche se promosse come "sostenibili", non causino danni significativi all'ambiente.
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Perché viene utilizzato:
Il principio DNSH stabilisce che un'attività economica può essere considerata sostenibile solo se non danneggia in modo significativo uno o più degli obiettivi ambientali previsti dalla tassonomia europea. Questi obiettivi comprendono:
1. Mitigazione del cambiamento climatico
2. Adattamento al cambiamento climatico
3. Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine
4. Transizione verso un’economia circolare
5. Prevenzione e riduzione dell'inquinamento
6. Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi
Il DNSH garantisce che le attività economiche che promuovono la sostenibilità non abbiano effetti collaterali dannosi per l'ambiente. È uno strumento di prevenzione per evitare che le politiche "verdi" o gli investimenti eco-sostenibili causino effetti dannosi che compromettano gli obiettivi di sostenibilità.
In sintesi:
- VIA è utilizzata per valutare l’impatto di progetti specifici sull’ambiente, come infrastrutture o impianti industriali.
- VAS è utilizzata per piani e programmi, integrando la sostenibilità ambientale nelle fasi di pianificazione a lungo termine. Concernano i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli;
- Relazione Paesaggistica è utilizzata per progetti che potrebbero impattare visivamente e esteticamente sul paesaggio, in particolare in aree protette o di valore.
- Il principio DNSH è utilizzato per garantire che le attività economiche sostenibili non abbiano impatti negativi significativi su nessun obiettivo ambientale.
Tutti questi strumenti sono finalizzati a garantire lo sviluppo sostenibile, evitando danni ecologici e preservando le risorse naturali per le generazioni future.
Lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) viene utilizzato per valutare gli effetti di un progetto o di un'iniziativa sull'ambiente. In pratica, si tratta di una procedura di valutazione preventiva che serve a identificare, descrivere e analizzare gli impatti ambientali significativi di una proposta progettuale, in modo da garantire che le decisioni siano basate su un'analisi completa delle conseguenze ambientali. Il SIA è uno degli strumenti principali della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Quando viene utilizzato il SIA?
Il SIA è richiesto quando un progetto potrebbe avere impatti significativi sull'ambiente. L'obbligo di sottoporre un progetto a una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), che comprende anche lo studio di impatto ambientale, è stabilito da normative nazionali e internazionali (ad esempio, la Direttiva 2011/92/UE dell'Unione Europea).
Ecco alcune situazioni in cui viene utilizzato il SIA:
- Progetti di grandi dimensioni: come la costruzione di autostrade, aeroporti, ferrovie, impianti industriali, centrali elettriche, discariche o impianti di smaltimento rifiuti, che possono avere effetti significativi sull'ambiente.
- Progetti che coinvolgono l'uso di risorse naturali: come miniere, estrazione di petrolio o gas, progetti agricoli su larga scala.
- Progetti in aree sensibili: come la costruzione in aree protette (parchi naturali, zone Ramsar, siti Natura 2000) o in ambienti di particolare valore ecologico e paesaggistico.
- Progetti con potenziale rischio ambientale: come la costruzione di impianti chimici o nucleari, che possono comportare rischi per l'ambiente e la salute umana.
Perché viene utilizzato il SIA?
Il principale scopo dello Studio di Impatto Ambientale è quello di prevenire, ridurre o mitigare gli impatti negativi che un progetto potrebbe avere sull'ambiente. Utilizzando il SIA, le autorità competenti e i progettisti possono ottenere una visione chiara e completa delle potenziali conseguenze ecologiche, sociali ed economiche di un progetto. In particolare, il SIA viene utilizzato per:
1. Prevenire danni ambientali: Il SIA aiuta a identificare gli impatti potenziali prima che un progetto venga avviato, consentendo di prendere decisioni informate. La valutazione preventiva consente di evitare danni che potrebbero essere difficili da correggere o troppo costosi.
2. Ottimizzare il progetto: Lo studio di impatto ambientale fornisce suggerimenti su come modificare il progetto in modo da ridurre gli impatti negativi. Ad esempio, può essere possibile cambiare la localizzazione di un impianto, modificare la tipologia di materiali da utilizzare, o adottare tecnologie più sostenibili.
3. Promuovere la sostenibilità: Il SIA favorisce lo sviluppo di progetti che rispettano i principi di sostenibilità, riducendo l'inquinamento, conservando le risorse naturali e proteggendo la biodiversità. È uno strumento che integra considerazioni ambientali fin dall'inizio di un progetto.
4. Soddisfare le normative e ottenere le autorizzazioni: In molti Paesi, compresa l'Unione Europea, il SIA è obbligatorio per determinati tipi di progetti. Le autorità competenti esaminano lo studio per verificare che il progetto sia conforme alle normative ambientali e che siano adottate misure adeguate per proteggere l'ambiente.
5. Coinvolgere il pubblico e gli stakeholders: Il SIA incoraggia la trasparenza e la partecipazione. I risultati dello studio vengono presentati al pubblico, alle autorità locali, alle ONG e ad altri soggetti interessati, per raccogliere osservazioni e suggerimenti che possano influenzare la progettazione e la gestione del progetto.
6. Migliorare la gestione del rischio: Lo studio di impatto ambientale aiuta a identificare i rischi ambientali (come inquinamento, degrado del suolo, impatti sulla fauna) e le misure per gestirli. Questo riduce il rischio che il progetto causi danni non previsti o incorrenti in sanzioni legali per il non rispetto delle normative.
Contenuti di uno Studio di Impatto Ambientale
Lo Studi di Impatto Ambientale (SIA) include generalmente:
- Descrizione del progetto: tipo di attività, localizzazione, tecnologie utilizzate.
- Identificazione degli impatti ambientali: analisi degli effetti diretti e indiretti del progetto sull'ambiente (aria, acqua, suolo, biodiversità, paesaggio, ecc.).
- Valutazione degli impatti: quantificazione e valutazione della gravità degli impatti. Può includere l'analisi di scenari alternativi e misure di mitigazione.
- Misure di mitigazione e monitoraggio: strategie per prevenire o ridurre gli impatti negativi (ad esempio, trattamenti di depurazione, creazione di aree verdi, monitoraggio della qualità dell'aria, ecc.).
- Conclusioni e raccomandazioni: sintesi dei risultati e raccomandazioni per la gestione sostenibile del progetto.
Conclusioni
Lo Studio di Impatto Ambientale viene utilizzato principalmente per prevenire i danni ambientali, ottimizzare i progetti e assicurarsi che siano conformi alle normative ambientali. È uno strumento fondamentale per promuovere lo sviluppo sostenibile, migliorare la qualità della vita, proteggere le risorse naturali e garantire che le decisioni di pianificazione e sviluppo siano basate su una valutazione completa degli effetti ambientali.
Tutte le relazioni elencate sono normate dal DECRETO LEGISLATIVO del 3 aprile 2006, n. 152.
1. Opere che richiedono la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)
La VIA è necessaria per progetti che possano avere un impatto significativo sull'ambiente, ed è obbligatoria per specifiche categorie di opere, definite dalla Direttiva europea 2011/92/UE (modificata dalla 2014/52/UE) e dalla legislazione nazionale.
Esempi di opere che richiedono la VIA:
- Infrastrutture di trasporto: come autostrade, ferrovie, aeroporti, porti, ponti, gallerie.
- Impianti industriali e centrali energetiche: centrali elettriche, impianti di trattamento dei rifiuti, raffinerie, impianti chimici.
- Grandi edifici e urbanizzazioni: piani regolatori urbani, grandi complessi residenziali o commerciali, centri direzionali.
- Progetti minerari e di estrazione: miniere, cave, estrazione di petrolio o gas.
- Progetti di gestione delle risorse naturali: costruzione di dighe, invasi, progetti di irrigazione.
- Progetti di smaltimento rifiuti: discariche, inceneritori, impianti di compostaggio.
- Opere infrastrutturali in aree ecologicamente sensibili: come le aree Natura 2000 o i parchi naturali.
Enti coinvolti nella VIA:
- Autorità competente: Di solito, è un ente pubblico a livello nazionale, regionale o locale responsabile per l'autorizzazione ambientale, come il Ministero dell'Ambiente (in Italia), le Regioni o le Province.
- Comitato di valutazione: Spesso costituito da esperti e da rappresentanti di enti locali e di altre autorità competenti, che analizzano la relazione di impatto ambientale.
- Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC): Per i progetti che riguardano aree di valore storico o culturale, il Ministero interviene nella valutazione per la tutela del patrimonio.
- Autorità di bacino: Quando un progetto coinvolge risorse idriche, come nel caso di dighe o impianti di depurazione, l’autorità di bacino può essere coinvolta.
- Agenzie regionali e locali per l'ambiente: Per esempio, l'ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente) per le valutazioni ambientali locali.
2. Opere che richiedono la Valutazione Ambientale Strategica (VAS)
La VAS è utilizzata per piani e programmi che possono influenzare in modo significativo l'ambiente e che sono adottati a livello regionale o nazionale.
Esempi di piani che richiedono la VAS:
- Piani urbanistici: come i piani regolatori comunali, piani di sviluppo urbano, e piani di trasformazione del territorio.
- Piani di mobilità: piani di trasporto pubblico, piani di sviluppo delle infrastrutture di trasporto.
- Piani di gestione delle risorse naturali: piani di gestione forestale, piani di gestione delle acque o delle zone protette.
- Piani di sviluppo agricolo: piani per l'agricoltura su larga scala, per la gestione delle risorse idriche agricole.
- Programmi di energia rinnovabile: piani per lo sviluppo di impianti di energia eolica, fotovoltaica, idroelettrica, e biomasse.
- Piani di gestione dei rifiuti: piani regionali o nazionali per la gestione dei rifiuti solidi, impianti di riciclaggio e smaltimento.
Enti coinvolti nella VAS:
- Autorità competente: A livello nazionale o regionale, a seconda della natura del piano. In Italia, per esempio, la Direzione generale per la protezione della natura e del mare (Ministero dell’Ambiente) può essere coinvolta.
- Enti locali e regionali: Gli enti locali (come i comuni) o le regioni che approvano piani urbanistici, piani di sviluppo o piani ambientali.
- Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (ARPA): Può essere coinvolta nella valutazione degli impatti, specialmente per i piani che riguardano l'inquinamento, la qualità dell'aria o le risorse idriche.
- Ministero dei Beni Culturali (MiBAC): Quando i piani riguardano aree storiche o culturali protette.
- Comitati consultivi e cittadini: La VAS prevede spesso consultazioni pubbliche con i cittadini e le parti interessate, inclusi gruppi ambientalisti, associazioni locali e altri stakeholder.
3. Opere che richiedono la Relazione Paesaggistica
La Relazione Paesaggistica è richiesta per i progetti che possono alterare in modo significativo il paesaggio, in particolare in aree tutelate dal punto di vista paesaggistico o storico-culturale.
Esempi di opere che richiedono la Relazione Paesaggistica:
- Grandi costruzioni in aree protette o di valore storico-culturale: come centri commerciali, edifici residenziali, infrastrutture in parchi naturali, riserve naturali o siti UNESCO.
- Opere di trasformazione del territorio: come la costruzione di centrali elettriche, impianti industriali, strade in aree con paesaggi di rilevanza ambientale.
- Infrastrutture che alterano la visibilità del paesaggio: come la costruzione di grattacieli, ponti, gallerie o qualsiasi altra opera che cambi in modo permanente l'aspetto di un'area.
Enti coinvolti nella Relazione Paesaggistica:
- MiBAC (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali): Responsabile della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico, che interviene quando un progetto impatta su aree di interesse paesaggistico e culturale.
- Soprintendenze locali: Soprintendenze per i beni paesaggistici e architettonici, che valutano l’impatto visivo e paesaggistico.
- Regioni e comuni: L’amministrazione locale e regionale può essere coinvolta nella valutazione dell’impatto visivo dei progetti sul paesaggio locale.
- Comitati locali e cittadini: In alcune circostanze, la consultazione pubblica è parte del processo per garantire che le opinioni della comunità siano ascoltate riguardo a progetti che alterano il paesaggio.
4. Principio DNSH (Do No Significant Harm)
Il principio DNSH viene applicato soprattutto nel contesto delle politiche europee, come il Regolamento sulla Tassonomia europea per la finanza sostenibile. Non riguarda una relazione ambientale specifica, ma è applicato per garantire che le attività economiche non causino danni significativi a uno degli obiettivi ambientali fondamentali.
Esempi di applicazione del DNSH:
- Investimenti in energia rinnovabile: Gli investimenti devono rispettare il principio DNSH, garantendo che, ad esempio, un progetto di impianto fotovoltaico non danneggi la biodiversità o le risorse idriche.
- Attività agricole sostenibili: Le pratiche agricole devono rispettare il DNSH, per evitare danni significativi alla biodiversità o all’acqua.
- Progetti di costruzione green: Anche nel caso di edifici "green", il DNSH assicura che non vengano compromessi altri aspetti ecologici, come la qualità dell'aria o la salute del suolo.
Enti coinvolti nel DNSH:
- Autorità nazionali e locali: Gli enti pubblici responsabili della supervisione e della gestione dei progetti che devono aderire alla Tassonomia europea.
- Autorità ambientali competenti: Le agenzie nazionali e regionali per la protezione dell'ambiente (come l'ARPA).
- Organismi di certificazione e controllo: Organismi che certificano la conformità dei progetti e degli investimenti ai requisiti della Tassonomia.
Le relazioni ambientali come la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), la Relazione Paesaggistica, la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) e il principio DNSH possono essere richieste sia da enti pubblici che privati, a seconda del tipo di progetto o piano e delle normative specifiche.
Enti Pubblici
Gli enti pubblici sono principalmente coinvolti nel processo di autorizzazione e supervisione. I progetti che comportano impatti significativi sull'ambiente richiedono una valutazione ambientale, che può essere richiesta dai seguenti enti pubblici:
- Amministrazioni locali, regionali o nazionali: come i Comuni, le Province o le Regioni, che possono richiedere la VIA o altre valutazioni per progetti pubblici, piani di sviluppo urbano, infrastrutture pubbliche (strade, ponti, ferrovie, impianti di depurazione, ecc.), e piani di gestione territoriale.
- Ministeri e autorità competenti: come il Ministero dell'Ambiente o il Ministero per i Beni e le Attività Culturali in Italia, che sono responsabili della valutazione di impatti per progetti pubblici e privati che coinvolgono risorse naturali, patrimonio culturale o paesaggistico.
- Enti di protezione ambientale: come le Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente (ARPA), che possono essere coinvolte nel monitoraggio e nella valutazione degli impatti ambientali per garantire il rispetto delle normative ambientali.
- Autorità di gestione dei siti Natura 2000: per la Vinca, quando si tratta di progetti che possono impattare su aree di valore ecologico protette.
Enti Privati
Gli enti privati (imprese, società di costruzione, sviluppatori, consulenti) possono essere i proponenti di progetti che richiedono una valutazione ambientale. Essi sono responsabili di avviare la procedura di valutazione e di fornire la documentazione necessaria. Questo include:
- Progetti di costruzione e infrastrutture: Le imprese private che propongono la realizzazione di edifici, impianti industriali, infrastrutture (come autostrade, centrali energetiche, impianti di trattamento rifiuti, ecc.) devono presentare la VIA, la VAS o altre relazioni ambientali.
- Progetti nel settore energetico e minerario: Le aziende che sviluppano impianti energetici (ad esempio fotovoltaici, eolici, idroelettrici) o che gestiscono attività minerarie devono sottoporre i loro progetti a valutazioni ambientali.
- Progetti per la gestione del paesaggio o del patrimonio naturale: Per esempio, le aziende che intendono sviluppare piani di recupero paesaggistico, restauri o interventi su beni culturali o aree di valore paesaggistico possono essere obbligate a presentare una Relazione Paesaggistica.
Quando sono richieste le relazioni ambientali da enti pubblici o privati?
Le relazioni ambientali vengono richieste in base alla tipologia di progetto e alla sua posizione geografica, ma anche in relazione alla legislazione nazionale e internazionale. Gli enti pubblici sono spesso coinvolti nei seguenti casi:
- Autorizzazioni: L'ente pubblico è responsabile della valutazione e del rilascio delle autorizzazioni necessarie per avviare il progetto (ad esempio, autorizzazione per l'edificazione, per l'impatto ambientale o per l'uso di risorse naturali).
- Gestione della pianificazione territoriale: I piani e i programmi di pianificazione territoriale, che coinvolgono lo sviluppo urbano o regionale, necessitano di una Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Gli enti privati sono invece coinvolti quando sono i proponenti del progetto, ossia coloro che presentano la proposta di realizzazione di un'iniziativa che potrebbe avere impatti sull'ambiente. L’impresa o il soggetto privato è quindi tenuto a presentare la documentazione (come la VIA, la VINCA, la Relazione Paesaggistica, ecc.) agli enti competenti per l'approvazione, al fine di ottenere l'autorizzazione a proseguire con il progetto.
Sintesi:
- Enti pubblici: Possono essere proponenti per progetti di interesse pubblico, ma soprattutto sono responsabili per la valutazione, l’autorizzazione e la supervisione di progetti pubblici e privati che richiedono una valutazione ambientale. Gli enti pubblici sono anche coinvolti nella gestione delle procedure di consultazione pubblica.
- Enti privati: Sono proponenti dei progetti e quindi responsabili di presentare le relazioni ambientali necessarie per l’approvazione, che possono includere la VIA, la VAS, la Relazione Paesaggistica, la VINCA, ecc.
In entrambi i casi, sia gli enti pubblici che privati devono assicurarsi che i progetti rispettino le normative ambientali, ma gli enti pubblici sono quelli che svolgono il ruolo di garanti del rispetto dell'ambiente e della sostenibilità, attraverso un processo di valutazione che coinvolge anche i cittadini e gli stakeholder.